Ghost Rider [LOGO]
-Part 1
di Sergio
Gambitt19
Nonostante tutto Patricia Tallman si sente
una donna fortunata. Pur essendo nata in una famiglia in precarie condizioni
economiche, era riuscita a vincere tutte le borse di studio necessarie per
raggiungere l’Università, e laurearsi in Lettere. Sempre lì poi aveva
incontrato il laureando in Giurisprudenza Tony Todd, con cui per la prima volta
aveva cominciato a fare seri progetti sul futuro. Progetti coronatisi poi con
il matrimonio, da cui era nata la piccola Lucy. Certo, i tempi erano duri e
anche per due laureati era difficile trovare lavoro. In più Patricia doveva
occuparsi della bambina, e questo le prendeva molto tempo. Così avevano deciso
che avrebbe lavorato soltanto Tony per i primi tempi, e che avrebbero fatto
qualche sacrificio per sopravvivere con il suo piccolo stipendio da assistente
notarile. Tutto questo andava avanti da tre anni, e sebbene il destino ogni
tanto si divertisse a porre ostacoli sul loro percorso, la vita scorreva
tranquilla. Anche l’ultimo problema stava per essere risolto con successo. Tre
giorni prima, durante un controllo medico, si era scoperto un tumore benigno
nell’addome di Tony. I dottori avevano detto che non c’era nulla di cui
preoccuparsi, e che se fossero intervenuti in tempo non ci sarebbero stati
ulteriori problemi. Per questo al momento Tony è ricoverato all’ospedale,
aspettando l’intervento della mattina successiva.
“…sì
mamma, lo operano alle 9….non ti preoccupare, hanno detto che l’operazione è
molto semplice e che già per dopodomani potrebbe anche tornare a casa.…io sono
rimasta qui con Lucy. Lo sai che non le piacciono gli ospedali, e io non mi
fido a lasciarla con degli estranei….per ora è su che dorme come un angioletto,
ma è stata dura farla addormentare. Si è accorta subito che qualcosa non andava
ed è stata nervosa tutta la giornata, ma finalmente adesso posso rilassarmi un
po’.…sì, le manca il pad…!”
Rumori
alla porta d’ingresso, come se qualcuno stia grattando contro il legno. Patricia
zittisce la madre e si avvicina con circospezione all’ingresso, accostandosi
alla porta. Attraverso lo spioncino vede l’immagine convessa e distorta di un
uomo, che Patricia riconoscerebbe tra mille. E’ Tony. Ma cosa ci fa a casa? E a
quest’ora poi! E come mai non si trova all’ospedale? Hanno spostato
l’operazione?
Senza
pensarci due volte gira il chiavistello e spalanca la porta quasi gridando un:
“Tony, ma
che…!” ma l’orrore che le si presenta agli occhi le toglie il fiato.
Tony Todd,
l’uomo con cui ha deciso di condividere la sua intera vita, il padre di sua
figlia, è quasi irriconoscibile. Il volto è il suo, ma gli occhi strabici e
senza espressione, la smorfia sulle guance, la bava che gli cola dalla bocca e
di cui sembra non curarsi, sembrano trasformarlo in un mostro da film horror.
Anche il camice bianco che indossa è chiaramente quello di un ospedale, ma i
numerosi strappi indicano segni di una colluttazione recente. E poi chi
uscirebbe con questo freddo vestito solo con un camice da ospedale? E tutte
quelle macchie nere e rosse che fanno capolino sul collo, sulle braccia, sulle
gambe….
“T-Tony…?”
Alle
parole di Patricia la figura che un tempo chiamava marito sembra scuotersi. Gli
occhi, in un attimo di lucidità, si posano entrambi sulla moglie, che ha un
tremito di terrore. L’espressione assente non è cambiata, Tony la guarda come
prima osservava la porta con un occhio e il pavimento con l’altro. Ma a guardar
bene c’è un cambiamento. Nell’abisso della sua pupilla c’è una debole scintilla
di vita, una specie di…obiettivo?
Patricia
non fa in tempo a reagire che Tony le ha bloccato entrambi i polsi con le sue
mani. La sua bocca deforme si avvicina alle labbra della donna e, contro la sua
volontà, preme con forza. Germi virulenti e putridi passano da una bocca
all’altra, e si diffondono nel corpo di Patricia con una velocità e un impeto
tali da farle perdere le forze. La cornetta scivola dalla sua mano e rimbalza
sulla moquette, subito seguita dal suo corpo inerte. Tony guarda istupidito la
moglie riversa sul pavimento. Poi alza gli occhi ed inquadra le scale. Lucy.
Barcollando
su piedi malfermi Tony si avvicina alle scale.Un gradino dopo l’altro, un piede
dopo l’altro, l’uomo sale con determinata lentezza. Il camice da ospedale,
sbottonato sul retro, lascia intravedere le ferite purulente e sanguinanti
sparse lungo il suo corpo. Alla fredda luce del corridoio appaiono come piccole
bocche rosse bramose di cibo. Dal braccio destro fuoriesce per metà l’ago della
flebo, la cui asta sbatte metallicamente contro i gradini, seguendo Tony nel
fermo percorso verso la stanza della piccola. Superato l’ultimo gradino l’uomo
scosta con inaspettata delicatezza la porta della cameretta di Lucy. Fa per
entrare, ma qualcosa lo blocca. L’asta della flebo si è incastrata nel
corrimano della scala, e attraverso il tubo gli trattiene il braccio. Dopo un
paio di strattoni a vuoto Tony sbatte violentemente il braccio in avanti. Gocce
di sangue e soluzione zuccherina zampillano fuori dalla vena, e l’ago viene via
dal braccio portando con sé lembi di carne e pelle. Tony non se ne accorge
nemmeno. Si avvicina alla culla della bambina e la osserva dormire placida. Il
suo pancino sale e scende al ritmo del suo respiro, flebile come un sussurro.
Tony avvicina una mano al suo visino, e la poggia con forza su naso e bocca.
L’ossigeno nelle narici della bimba viene sostituito dai germi brulicanti sulla
ferita aperta sul palmo della mano, e in pochi istanti Lucy ne inala migliaia.
Nel panico, senza più fiato, si sveglia di colpo e rotea gli occhi per la
stanza, cercando disperatamente aiuto. Finalmente vede il padre sopra di sé, e
per un attimo si tranquillizza. Poi però si accorge che è lui il suo
strangolatore, e la sua espressione si tramuta in panico. Comincia a scalciare
e a tentare di spostare la mano con le sue piccole braccine, ma Tony non se ne
accorge neanche. Infine, con un ultimo sguardo implorante pietà, sviene anche
lei. Tony resta a guardarla un po’, poi toglie la mano. Quindi la prende
delicatamente in braccio. Seguendo lo stesso percorso di prima, torna
nell’ingresso. Patricia è ancora a terra, svenuta accanto alla cornetta. Nelle
braccia e nelle gambe stanno spuntando diverse macchie nere, mentre qua e là
cominciano ad aprirsi piccole ferite rosse. Stando attento a non farle male,
Tony prende anche Patricia, e la poggia sulla sua spalla. Poi, insieme al resto
della sua famiglia, esce di casa.
Dalla
cornetta caduta sulla moquette, la voce della madre di Patricia grida
preoccupata il nome della figlia.
Danny
Ketch si sente libero.
Sfrecciando
a tutta velocità per le strade vuote di New York è come se il tempo non
esistesse neanche. Come se i problemi, le preoccupazioni e le difficoltà della
vita fossero in un’altra realtà, mentre lui rivive lo stesso momento perfetto
ad ogni giro delle ruote della sua moto, in una sequenza infinita. L’omicidio
della sorella, l’essere diventato il corpo ospite dello spirito della vendetta
Ghost, il tentativo della sua ex ragazza Stacy di catturarlo per conto dello
S.H.I.E.L.D., tutto scorre via veloce come la sua moto. Una luna piena e rossa
come un tuorlo d’uovo lo osserva mentre sfreccia per le strade deserte della
Grande Mela. Forse, troppo deserte. Senza alcun preavviso il Medaglione della
moto si illumina. Un’altra missione per Ghost. Una parte di Danny vorrebbe
ignorare il richiamo e continuare la sua vita, ma l’altra parte ancora urla di
rabbia per la morte della sorella. E invoca vendetta.
Una mano
sfiora il Medaglione, e l’intera moto esplode in una vampata di fuoco
infernale. Capelli, carne, pelle, tutto arde al tocco di quella fiamma
diabolica, che distrugge il corpo del giovane Danny. Dalle sue ceneri emerge
Ghost Rider.
L’asfalto
ribolle sotto le ruote fiammeggianti della sua moto. Le catene scintillano
mentre danzano nella fredda aria notturna. Gli occhi sono come due profonde
voragini nere che eruttano violente fiammate di lapilli e lava. La notte è sua.
Con una
brusca frenata si ferma sulla strada. Per cosa è stato convocato stavolta?
Quale ingiustizia dovrà vendicare? Un grido, proveniente da due isolati più
avanti, fornisce la risposta a tutti i suoi dubbi. Spinge al massimo il motore
e in un attimo è lì. Un ospedale. Infermieri e dottori scappano in preda al
panico, inseguiti da altri uomini, per lo più pazienti, che avanzano a passi
malfermi. Alcuni hanno già raggiunto le loro vittime, e li sovrastano come se
stessero nutrendosi di loro. A terra giacciono alcuni corpi che, nonostante le
macchie nere e le ferite sparse un po’ ovunque, fremono ancora con piccoli
spasmi.
Zombie, pensa
Ghost, ma poi si accorge che nelle vicinanze non avverte nessuna morte. Sono
tutti vivi.
Senza
perdere tempo dà gas e la moto sfreccia su una ruota verso questi esseri. Per
prima cosa si avvicina alle vittime appena catturate e, facendo roteare con forza
la catena sui loro assalitori, li libera. Poi si para innanzi agli altri e
urla:
“Fermatevi, o preparatevi
a subire la
vendetta di Ghost!”
Questi,
come se non avessero neanche visto il giustiziare, continuano imperterriti ad
inseguire gli altri uomini.
“Avete avuto la vostra
possibilità!” urla Ghost, e comincia a lanciare i magli
della sua catena verso di loro. In molti cadono, ma subito dopo si rialzano
come se non avessero nemmeno sentito il colpo. Optando per un’altra strategia,
Ghost si avvicina ad uno di loro e, prendendolo per la collottola, lo alza fino
ad incontrare i suoi occhi.
“Prova il mio sguardo di
penitenza! Che la tua anima bruci dello stesso dolore che hai inflitto agli
altri!”
Fiamme
infernali divampano dagli occhi di Ghost e penetrano dentro quelli dell’uomo.
Il loro scopo è raggiungere la sua anima e tormentarla con la stessa intensità
con cui quell’uomo ha provocato sofferenza negli altri durante la sua vita,
concentrata in un’unica, devastante raffica. Ma qualcosa non funziona.
Insensibile allo sguardo di penitenza, l’uomo si libera con un goffo ma potente
spintone di Ghost. Poi tenta maldestramente di rialzarsi.
La sua
anima, pensa Ghost, dov’è la sua anima? Guardando dentro l’uomo non ha trovato
che una porzione di essa, quella che lo tiene in vita, mentre la parte più
importante gli è stata sottratta. Ma, da chi?
Come un
cane da caccia fiuta l’odore della sua preda, ed è capace di rintracciarla
ovunque, Ghost registra la traccia dell’anima dell’uomo, e ne segue l’essenza fino
a…una finestra dell’ospedale. Una figura avvolta nell’ombra sta guardando il
caos sottostante. Una volta accortasi di essere stata individuata chiude la
tenda e ritorna nell’ospedale. Nello stesso momento tutte le creature smettono
di perseguitare gli altri uomini e, come rispondendo ad un richiamo segreto,
tornano dentro l’ospedale. Ghost rialza la moto e li insegue ma, una volta
arrivato davanti la porta dell’ospedale, viene come travolto da un’ondata di
anime in pena, che gli fanno perdere il controllo della moto. Per fortuna.
Perché subito dopo l’ospedale esplode con un boato gigantesco, spandendo in
aria pezzi di vetro e ceramica.
Ho bisogno
di aiuto, pensa Ghost.
Sotto.
Una massa
di carne freme e si agita, pulsando come se fosse un’unica entità, che mangia,
beve e respira attraverso gli innumerevoli nasi e bocche che contiene. Qua e là
spuntano le più diverse propaggini: una gamba, un braccio, una testa…ancora
attaccate ai loro corpi vivi, ma parte di quell’ammasso putrido come cellule di
un unico essere, che trae energia da ogni singolo componente per continuare a
vivere globalmente, e permettere così la sopravvivenza ad ogni sua parte.
Uomini, donne, bambini, anziani, tutti annientati all’interno della psiche
collettiva di quel mostro, contemplante unicamente l’istinto di sopravvivenza.
Le parti forti fagocitano quelle deboli, ricavandone nutrimento con cui
l’ammasso cresce, si espande. Da ogni lato provengono barcollando nuovi corpi
forti, ricambio e sostentamento per l’ammasso, accecati dalla Peste Nera da cui
tutto questo è sommerso. Tifo, Epatite, AIDS, malattie infettive ormai
sconfitte da tempo, tutto ciò che è virulento viene a fondersi all’interno
della Peste, in un mix letale che si spande in ogni direzione. Chiunque
morirebbe in pochi giorni a contatto con un flagello di tale portata, ma non
quei corpi. C’è qualcosa che impedisce loro di morire, che si nutre della loro
malattia come un avvoltoio di un cadavere in decomposizione. Ed è proprio al
centro dell’ammasso, una figura seduta su un trono di carne putrefatta che,
avvolta nell’oscurità dei germi della Peste, osserva il suo operato
soddisfatta. Sente il potere dentro di sé crescere ed espandersi sempre di più,
al ritmo del mostro che ha sotto i piedi. Non le basta mai, ne vuole sempre di
più ed è incapace di fermarsi. Poco le importa delle vite che prende in
prestito, e di quelle che distrugge definitivamente. L’unica cosa che vuole
è…il potere! Ha già mosso i primi attacchi alla Grande Città, ed entro breve
sferrerà quello definitivo. Tutti le saranno soggetti, e dopo aver inglobato
New York potrà passare al resto dell’America, e quindi del mondo. Crescerà, si
espanderà, vivrà, e poco importa delle vite che calpesterà lungo il suo
percorso. A meno che…quel teschio fiammeggiante che ha incontrato la sera prima
all’ospedale. Non ha mai visto niente del genere. Ha attaccato i suoi succubi,
quindi le è ostile, ma rappresenta veramente un pericolo? Oppure…
Un vagito.
La figura si gira e alla sua sinistra scorge il responsabile. Un neonato sta
piangendo in una culla accanto al trono, fatta anch’essa di carne putrida. Il
colore della sua pelle è come affumicato, e i suoi occhi sono più neri di una
notte senza luna. Inoltre, pur essendo immerso nella Peste, ne sembra immune.
“Non
piangere Adam,” dice la figura prendendolo in braccio “presto avrai tutto ciò
che desideri.”
Mattina.
Aeroporto
J.F.K. di New York.
Danny
Ketch sta attendendo nella sala d’aspetto degli Arrivi. Lo scontro di due sere
prima lo ha veramente scosso. Non gli era mai capitato di trovarsi davanti
qualcosa del genere, e lo sguardo di penitenza di Ghost aveva sempre funzionato
con i vivi. Ma allora cosa non era andato nel verso giusto? A questo
interrogativo si somma poi la consapevolezza che tutto questo fa parte di un
piano più grande. L’ultima volta che si era trovato a dover combattere degli
zombie era stato per colpa di un piano diabolico di Dormammu e Darklady[1], e senza il resto dei Difensori non
sarebbe mai riuscito a venirne a capo. Adesso che la situazione era analoga quindi,
aveva chiesto un aiuto magico. Non al Dottor Strange, con cui aveva poca
dimestichezza, ma ad una vecchia amica, che aveva aiutato Danny e il suo alter
ego Ghost in molteplici occasioni.
-BOEING 747 PROVENIENTE DA LOS ANGELES
ATTERRATO-
E’ arrivata,
pensa Danny, e si avvia verso l’uscita prevista. Dopo una decina di minuti
eccola arrivare, camminando splendente tra i raggi del Sole che entrano dalle
vetrate dietro di lei. La luce la accarezza morbidamente e delinea un alone
radioso attorno alla sua sagoma, risaltando i capelli biondi e brillanti e gli
occhi più azzurri del cielo in una bella giornata d’Aprile. Se non la
conoscesse, penserebbe che è tutto l’effetto di un qualche incantesimo, ma
Jennifer Kale non ha mai preso la magia così superficialmente.
“Ciao Jen,
viaggiato bene?” le dice Danny dandole un leggero bacio sulla guancia e
prendendole la borsa da viaggio.
“Non mi
posso lamentare. Allora, per cosa mi hai fatto correre a New York così in
fretta? Al telefono sei stato abbastanza oscuro” risponde Jennifer sorridendo
verso Danny.
“Ghost
deve avermi contagiato con la sua serietà, anche se stavolta condivido le sue
preoccupazioni. C’è qualcuno nuovo in città, e da quando è qui continuano a
sparire persone dagli ospedali. Due sere fa l’avevo quasi preso, ma in qualche
modo ha fatto esplodere l’edificio prima di poterci entrare. E’ molto
pericoloso.”
“E io che
posso fare per voi?”
Danny alza
uno sguardo preoccupato verso la ragazza, poi risponde:
“Secondo
Ghost è un divoratore di anime, e l’altra sera ha sentito un potere immenso
emanare da lui.” Danny fa una pausa, poi riprende “Un potere paragonabile a
quello di Zarathos!”
[1] come visto su Difensori
1-3, di Fabio Volino
-Part
2
Stolen Souls
di Sergio Gambitt19
Per un attimo ti senti mancare.
Poi giù, la testa ricade all’indietro
vertiginosamente mentre senti il corpo bersagliato da travolgenti e tuttavia
morbidi venti multidirezionali. La sensazione della caduta impetuosa riempie il
tuo cervello, ma il tuo corpo è rilassato come se stesse semplicemente
scivolando dentro una massa liquida, e non precipitando velocemente nel buio
baratro della tua mente. D’un tratto, così come era iniziata, la caduta si
interrompe. Tutto te stesso sente l’urto, ma non ne è colpito. Anzi, le membra,
una volta interrotta la caduta, scendono giù lentamente, fino a fermarsi del
tutto.
Ed è allora che riapri gli occhi.
Tutt’intorno a te è l’oscurità più nera,
ma tempestata da miriadi di stelle, che formano costellazioni mai viste in vita
tua eppure allo stesso tempo così stranamente familiari. Lo spettacolo ti
lascia senza fiato, sei così immerso nel paesaggio che hai attorno da impiegare
qualche secondo per accorgerti di stare galleggiando sulla schiena. Muovi un
braccio, una gamba, l’ambiente a gravità zero risponde prolungando i movimenti
per inerzia. Dolcemente ti porti in posizione orizzontale.
“Wow…”
“Bello, vero?”
Una delle stelle si distacca dal
firmamento e ti viene accanto, pulsando di luce gialla ad intervalli regolari.
“Cosa sei?”
“Oh, andiamo Danny…Cinque minuti nel
piano astrale e già non mi riconosci più? Potrei offendermi…”
“Cosa…?”
“Ok, ok, te lo renderò più facile…”
La sfera di luce comincia ad ingrandirsi
e a mutare forma, fino a raggiungere l’aspetto di una donna. Dietro di lei, il
cielo notturno stellato si tramuta in un limpido celeste mattutino.
“Oh, ciao
Jen.”
Il paesaggio alle spalle della forma
astrale di Jennifer Kale si arricchisce del suo sorriso solare.
“Così questa…questa è…”
“Sì, è la tua mente Danny. O almeno una
delle sue parti. Per penetrare nella tua psiche sono passata attraverso quella
sezione che riguarda l’idea che hai di te, quello che vorresti essere. Ad
essere sincera non immaginavo che la tua aspirazione fosse un’oscurità così
profonda e nello stesso tempo così grandiosa. Complimenti.”
“Grazie…immagino. Non credi di aver
capito benissimo, a dir la verità…”
“Non è importante che tu capisca. Ti ho
portato qui non solo perché è un posto facilmente raggiungibile, ma anche
perché qui sei quello che vuoi essere, nel senso più pieno del termine. Niente
frustrazioni o paure di non essere all’altezza della situazione qui. Per questo
sei così calmo. Ed è così che mi servi per fare quello che devo fare…”
Le dita della forma astrale di Jennifer
si avvicinano alla tua fronte. Dovresti avere paura, lo sai, eppure non riesci
a fare a meno di essere tranquillo, perfino quando le sue dita penetrano
all’interno del tuo cranio.
“Ecco, l’ho trovato.” sussurra Jennifer, il cui volto tradisce il grande sforzo di concentrazione che sta tentando di nascondere. Le sue dita fuoriescono trattenendo tra di esse una piccola sfera rossa.
“Cosa hai fatto?”
Jennifer non risponde. Avvicina invece
la sfera alla bocca e ci soffia sopra lievemente. Anche stavolta la sfera
comincia a mutare, ma il cambiamento è più immediato. Una vampata avvolge le
due forme astrali, e subito dopo innanzi a loro è comparsa la sagoma imponente
di Ghost, alle cui spalle mulinano le fiamme eterne dell’Inferno.
“Non esattamente. Sebbene ti abbia estratto dalla forma astrale di Danny siamo ancora nella sua mente. La mia magia non è sufficientemente potente da sconfiggere la maledizione che vi lega.”
“Mi avete chiamata per rintracciare
l’entità che vi ha attaccati un paio di giorni fa, no? L’unico indizio che
Ghost era riuscito ad avvertire era che possiede un contingente d’anime
paragonabile a quello di Zarathos. Ed è da questo che dobbiamo partire. Ghost
ha la capacità di percepire poteri così ampi, ma non su vasta scala. Da qui
però unendo la sua abilità rintracciante e la tua conoscenza della città,
Danny, amplificate dalla mia magia, dovremmo essere in grado di trovare
l’epicentro di tanto potere magico.”
Ghost annuisce, e si gira verso di te.
Senza dire niente, le sue dita si intrecciano tra le tue.
“Aprimi la
tua mente, Danny.”
Un flusso inarrestabile di pensieri inonda il tuo cervello. Fiamme balenano tutt’attorno, riempiendo ogni angolo vuoto della tua psiche. Per la prima volta tu e Ghost siete la stessa persona. Istintivamente ti scopri stupito nel vedere quale inferno occupa la sua mente, e ti chiedi come faccia a sopportare ogni giorno un tale caos ribollente di vita ma del tutto incontrollabile. Allo stesso modo Ghost sperimenta le gioie, le difficoltà e le infelicità che hanno segnato la vita di Danny, e la sensazione che prova è…nostalgia?
Jennifer entra in azione. Le sue dita si
librano nello spazio a disegnare le segrete geometrie che identificano la mappa
mistica della città. Ogni piccolo residuo magico viene ad assumere una
posizione precisa in uno schema astratto dipinto nell’etere della tua mente. Ad
esso si va a sovrapporre una mappa sommaria della città, costruita dalla tua
psiche in modo tale da potervisi orientare. Per ultimo Ghost chiude gli occhi e
si concentra sul costrutto virtuale che ha di fronte. Una piccola fiammella
balena in avanti e va a segnarne un punto preciso. Tu e Ghost riaprite gli
occhi all’unisono e scorgete la zona marchiata.
“…fogne!”
I passi affannati di Leonard Blair risuonano pesantemente all’interno delle numerose pozzanghere che pavimentano il tratto abbandonato di metropolitana in cui sta correndo da qualche minuto. Perché? Si chiede. Cosa ha mai fatto di male per finire in quel posto? In fondo in vita sua ha sempre cercato di non eccedere mai, di mantenersi nella norma. Aveva perfino optato per un corso di infermiere, pur di non avere le grandi responsabilità che il mestiere del dottore comportava. Per comodità aveva scelto di lavorare nell’ospedale più vicino, ignorando richieste di lavoro sicuramente più vantaggiose ma che lo avrebbero allontanato dalla sua amata New York. E quando finalmente stava cominciando ad ambientarsi…ecco che i pazienti impazziscono e cominciano ad aggredire chiunque gli si trovi a tiro. Senza contare che non avrebbe mai creduto che Ms. Fletcher, con i suoi 64 anni suonati, sarebbe riuscita ad atterrarlo così facilmente e…e cosa? Cosa era successo dopo? Per quanto si sforzasse di ricordare, per quanto cercasse di fare il punto della situazione, a Leonard non veniva in mente niente. Sapeva solo che dopo aver battuto la testa sul pavimento si era svegliato con il corpo coperto di pustole e macchie nere adagiato su quelli che potevano essere cadaveri, e che preso dal panico era scappato nel tunnel più vicino, temendo ad ogni passo che le pustole e la tosse violenta lo uccidessero prima di poter raggiungere la…
Un bagliore in fondo al tunnel diventa all’improvviso una luce rossa accecante, e davanti a lui compare una grossa moto fiammeggiante, con a bordo un uomo con uno strano casco luminoso e una ragazza bionda dietro di sé. Sebbene l’aspetto dell’uomo sia minaccioso ed autoritario, il viso della ragazza è il volto stesso che ognuno attribuirebbe alla…
…salvezza?
“Da dove vieni, uomo?”
Leonard Blair si limita ad indicare il fondo del tunnel da cui proviene, ammutolito dall’imponenza dello spirito della vendetta. Jennifer Kale lancia un’occhiataccia verso Ghost.
“Io…mi scuso per la
mia…indelicatezza. Siamo qui per aiutarti. Puoi raccontarci come sei giunto
qui?”
Leonard annuisce, ancora atterrito dall’uomo –anche se ormai ha capito che uomo forse non è la definizione più adatta- che si staglia davanti a lui. Poi però incrocia il suo sguardo con quello rassicurante di Jennifer, e facendo appello a tutto il suo coraggio comincia:
“Io…-koff-…sono un…-koff koff-…infermiere…-koff-…stavo lavorando quando…-koff-…sono stato aggredito da una mia…-koff-…paziente…-koff-…poi mi sono ris…-koff koff-…risvegliato qui e…” a questo punto Leonard viene preso da un attacco fortissimo di tosse, fino a che non strabuzza gli occhi e crolla per terra.
“Oh mio Dio è…?!”
“No, sento ancora la sua anima dentro
di lui. Solo sembra…incompleta.”
Jennifer annuisce, quindi comincia a far volteggiare le dita nell’aria, pronunciando qualcosa a bassa voce. Alcune delle linee che ha disegnato nell’etere cominciano ad illuminarsi di rosso, e si dispongono a mo’ di reticolato proprio sopra l’uomo svenuto. Come sotto l’effetto di una potentissima lente, lo spazio tra l’uomo e il reticolo magico comincia a riempirsi di piccoli corpuscoli luminosi di diverse forme.
“Oh mer…!” ma prima di poter finire la frase le dita di Jennifer sono già partite a tracciare nuovi simboli, accompagnate da altre formule appena sussurrate. L’effetto è una piccola esplosione verde sopra la ragazza, i cui residui luminosi planano lentamente in tutte le direzioni e si spengono man mano che toccano le pozzanghere del condotto fognario. Tutti tranne quelli che si posano sulla silhouette di Jennifer, che cominciano a condensarsi in un’aura verde, un attimo prima di sparire dentro il suo corpo.
“Germi,” esordisce la ragazza rispondendo a quella che ritiene essere un’espressione interrogativa nelle vuote orbite di Ghost “sono ovunque. Virus, batteri e ogni altro genere di agenti infettivi infestano l’aria, e quell’uomo è il focolaio. Appena me ne sono resa conto ho lanciato un incantesimo di protezione per me. Non credo che a te serva, vero?” Ghost si limita a guardarla senza parlare “Comunque è una vera e propria fabbrica delle più pericolose malattie infettive che l’uomo abbia mai incontrato. Mi stupisce che sia ancora vivo.”
“Non dovrebbe esserlo, ma qualcosa lo
sta tenendo in vita. Sento gravare sulla sua anima una forza esterna, non di
origini magiche, ma ugualmente molto potente.”
“Ma quale potrebbe essere il fine di tutta questa messinscena?”
Ghost distoglie lo sguardo dall’uomo riverso per terra per
rivolgere le sue orbite fiammeggianti verso Jennifer. Lingue di fuoco si
intrecciano e attorcigliano a formare scenari bellissimi e terribili, che un
attimo dopo vengono inghiottiti nuovamente nell’incessante dibattersi della
fiamma infernale. Rabbrividendo di piacere e paura, Jennifer si lascia rapire
da quelle volute, e sprofonda in un luogo che è consapevole essere pericoloso,
ma che proprio per questo esercita su di lei un fascino indescrivibile. Un
luogo in cui la risposta di Ghost arriva come da un’altra realtà, carica di
sfumature lugubri che forse in origine non possedeva e che fanno rimbombare
ossessivamente nella testa di Jennifer quell’unica parola di cui è composta:
“Potere.”
Ed è un attimo. L’uomo con il viso riverso nell’acqua stagnante della fogna si rialza con una velocità impensabile per chiunque nelle sue condizioni, e con una mossa scomposta del braccio fa crollare Jennifer nell’acquitrino per salirle sopra subito dopo e premerle con forza le mani solcate da ferite purulente su naso e bocca. Altrettanto velocemente Ghost fa saettare la sua catena nell’aria e la scaglia verso il torace dell’uomo, che colpito violentemente viene scaraventato nel buio della fogna.
“Stai…”
“Sì.” lo interrompe Jennifer, cercando di non guardarlo nuovamente negli occhi. L’inferno che vi ha scorto è riuscito a terrorizzare anche una maga esperta come lei. Non se l’era mai chiesto prima d’ora, ma ora la domanda le sorge spontanea: chi è davvero Ghost? E soprattutto, sta davvero dalla parte giusta? “La mia aura protettiva mi permette di inalare solo ossigeno, e respinge qualsiasi altro corpo estraneo. Sto be…”
Di nuovo improvvisamente l’uomo salta fuori dalle tenebre in direzione di Jennifer. Un istante prima di esserle addosso Ghost reagisce d’istinto e lancia la catena verso la sua faccia. Il <crack> della mascella che si frantuma risuona in tutta la galleria.
“Ghost no!” grida Jennifer, precipitandosi sul corpo del suo assalitore “E’ solo una pedina! Non si merita tutta questa brutalità!!” poi, dopo essersi accertata che l’uomo è ancora vivo “Avrebbe potuto morire!!”
“Non può morire finché è sotto
l’influenza di chi lo controlla…non per colpi come questo almeno.”
Jennifer lancia un’occhiataccia di rimprovero a Ghost, chiedendosi con rabbia quanto freddo e insensibile possa essere nei riguardi degli umani. Poi si alza e senza guardarlo oltre gli passa avanti nel tunnel verso la direzione da cui l’uomo proveniva. Dopo qualche istante anche Ghost si decide a seguirla.
Sarà stasera.
La bestia di carne si è estesa ad un punto tale che difficilmente potrebbe restare oltre dentro le anguste gallerie della fogna. L’esercito di mai-morti si è moltiplicato con una velocità incredibile, e continua a farlo. La Peste Nera ammorba tutti i vicoli e i sobborghi di New York. E il potere…il potere che assorbe da ognuno dei mai-morti è più di quanto abbia mai potuto osare pensare. Dall’alto del suo trono di carne putrefatta l’artefice di tutto ciò guarda stordito e contemporaneamente esaltato quello che è riuscito a fare, la sua meravigliosa armata e la fitta trama di energia che ne ricava. E’ tutto pronto per l’invasione di New York. E sarà stasera.
Dalla culla accanto un vagito interrompe la sua contemplazione. Adam si è svegliato. Con inaspettata dolcezza, si cala su di lui e lo prende in braccio, stringendolo forte al petto. Ha sempre pensato che la ragione principale per cui ha fatto tutto questo fosse lui e la sua sicurezza, l’unica cosa a cui aveva veramente tenuto nella sua vita, ma ora è preda di molti dubbi. Forse all’origine l’intenzione era quella di garantirgli un futuro in un mondo che lo avrebbe temuto ed odiato, ma man mano che diventava più forte, che acquisiva più potere, sentiva che non sarebbe mai stato abbastanza. Di più, ne voleva sempre di più, e la brama era presto diventato la sua unica ragione di vita. Via tutti i buoni propositi con cui si giustificava all’inizio, via i limiti che aveva giurato di non oltrepassare, via qualsiasi residuo dell’etica cristiana a cui aveva fatto finta di credere nella sua vita. Ora solo il potere contava.
Ad un tratto, scompiglio tra le sue schiere. Da uno dei condotti si ode un potentissimo rombo, e un bagliore che in principio sembrava lontanissimo esplode all’improvviso nella sala centrale con un vortice di fiamme. Al centro di esse il rimedio della natura all’ingiustizia dell’uomo, che con furia e brutalità sovrannaturale si fa strada attraverso gli inconsapevoli mai-morti verso il centro della sala. E’ la personificazione stessa della vendetta. E’
Ghost Rider.
“No! Il mio esercito!!” esclama la figura sul trono, e immediatamente dalle sue dita erompe un raggio in direzione del giustiziere. Ghost dà gas e parte appena in tempo per evitarlo, a differenza dei mai-morti che aveva intorno, che vengono completamente annichiliti dall’esplosione successiva. Quindi lancia la catena verso le tenebre da cui proveniva la voce, ma questa va a vuoto.
“Mostrati, se ne hai il coraggio,
empia creatura!”
Dall’interno delle tenebre si sente qualcosa muoversi. Poi dei passi regolari, sempre più vicini. Lentamente, dall’oscurità emerge una figura. Veste una tunica verde ed arancione, strappata in più punti e costruita con pezzi di stoffa di tonalità diverse legati tra loro. Dalle pieghe di essa si intravedono i piedi, nudi, e lunghe braccia sinuose, dalla pelle nera. Infine il volto. I primi a comparire sono i lunghi capelli neri e ricci che le ricadono sulle spalle. Poi le labbra carnose, gli alti zigomi, gli occhi di un infuocato color rosso e quattro strani oggetti metallici che sporgono dalla fronte. Il tutto su un sensuale corpo femminile.
“Spero che la morte ti giunga meno dolorosa, ora che mi hai visto!” e schiocca le dita. Immediatamente tutti i mai-morti si gettano su Ghost che, preso alla sprovvista, viene subito sopraffatto. La ragazza guarda soddisfatta il suo operato, poi si volta per tornare sul suo trono.
“Non così in fretta bella!”
Jennifer Kale è all’entrata della sala e sta movendo le dita cantando a bassa voce una nenia. Poi le sposta velocemente in direzione di Ghost, e delle piccole stelle luminose si riversano sui mai-morti che lo stanno attaccando. Quindi ognuno di essi interrompe l’attacco, e comincia a vagare senza meta per la sala.
“Cosa…?”
“Ho creato nella loro psiche una falsa immagine di te, che non raggiungeranno mai. E’ piuttosto semplice ingannare le loro menti primitive.” risponde Jennifer, poi preparandosi ad affrontare i mai-morti che le si stanno avvicinando aggiunge “A questi penso io, tu fa’ il tuo lavoro e occupati della ragazza!”
Ghost annuisce e rivolge la sua attenzione verso la sua avversaria. Come se volesse liberarsi di una mosca fastidiosa, la ragazza comincia a sparare in rapida successione raggi di energia verso Ghost, che a cavallo della sua moto li evita tutti. Senza lasciarsi confondere dall’urlo di anime che ad ogni esplosione viene liberato, si lancia a tutta velocità in direzione della ragazza, che continua a tentare di colpirlo. Arrivato a qualche metro da lei un raggio riesce a colpire la moto, e Ghost le salta addosso subito prima dell’esplosione. I due rotolano assieme giù dalla bestia di carne, poi si fermano sul pavimento, Ghost su di lei.
“Non hai più speranze di vittoria,
donna. Dimmi come hai fatto ad intrappolare le loro anime e come liberarle, o
la mia vendetta sarà terribile!”
“Io…un tempo avevo il potere di nutrirmi delle energie che vengono liberate al momento della morte. Quelle stesse energie di cui è composta l’anima umana. Poi è successo qualcosa, qualcosa che mi ha cambiato per sempre. Sono andata così vicina alla morte da diventarne sua inviata in terra. I primi tempi ero spaventata, confusa, così inconsciamente dipendente dalla morte da attirare a me orde di zombie, ma poi ho acquistato il controllo. Ho scoperto di poter manipolare quell’energia fino al punto di controllare le anime dei miei succubi, uomini e donne di cui mi sono impossessata nel momento in cui hanno sfiorato la morte. Threnody è il mio nome[2] ricordalo quando all’Inferno ti chiederanno chi ti ci ha mandato!”
“Sei pazza, donna.”
“No!! Sei stato tu il folle che mi ha fornito il tempo necessario per fare questo!” le mani di Threnody afferrano il teschio di Ghost, incuranti delle ustioni che le fiamme infernali le stanno procurando. In preda ad una folle risata la ragazza comincia anzi ad assorbire le fiamme, che le penetrano attraverso gli occhi. Una gigantesca vampata avvolge i due corpi per un attimo, poi il fuoco si dirada, lasciandosi alle spalle una scena terribile. Threnody è in piedi che ride folle e satura di potere, mentre ai suoi piedi giace privo di sensi il corpo di Danny Ketch.
“Sei mio, hai sentito?! TI HO SCONFITTO!!!”
[2] Piccolo
riassunto della vita di Threnody:
La
ragazza viene creata da Fabian Nicieza su Gli Incredibili X Men 66, e viene
presentata come una giovane empate di colore con il terribile potere di
assorbire il dolore dei mutanti in punto di morte e di emetterlo sotto forma di
grosse esplosioni. In questa occasione gli X Men la lasciano portar via a
Sinistro, che ha intenzione di aiutarla a controllare il suo potere e di usarla
per scovare i mutanti che stanno per morire per il Legacy, al fine di trovarne
una cura. Ricompare poi come comprimaria su X Man, in qualità di amica (e forse
amante) di Nate Grey, anche se in realtà è stata mandata da Sinistro (che le ha
messo quattro dispositivi metallici sulla fronte per controllare il suo potere)
per tenere d’occhio il ragazzo. In questo periodo la ragazza scopre di poter assorbire
anche le energie vitali di chi le muore nelle vicinanze. Dopo un po’ i due si
perdono di vista, e si rincontrano sulle pagine dell’Uomo Ragno 233, dove si
scopre che Threnody può assorbire le energie vitali anche di chi è in fin di
vita (che ovviamente poi muore) e che ha imparato a convogliarle in raggi.
L’uso prolungato del suo potere però l’ha resa schiava di esso, e non riesce
più a fare a meno di questa energia. Quindi si hanno sue notizie in piccoli
interludi della serie X Man, che mostrano una Threnody incinta e circondata da
succubi nelle fogne di New York. Tutti i misteri si svelano in una storia di X
Man pubblicata su X Men Universe 62, in cui Nate Grey salva Threnody da un’orda
di zombie, per poi scoprire che la giovane mutante era già stata uccisa da
Madelyne Pryor in un obitorio, e che proprio per la natura stessa del luogo era
rinata ed era diventata una calamita per zombie, della cui energia si nutriva
fino al punto da diventare dipendente dalla morte. Alla fine Threnody, dopo
essersi “disintossicata”, decide di lasciare Nate, confessando di averlo sempre
usato per nutrirsi, e scappa con un bambino. Da lì prende il via la mia
miniserie.
-Part 3
di Sergio Gambitt19
E così inizia.
Parte dai sobborghi, dai ghetti in cui
si raccolgono tutti gli indesiderati della città, dagli sporchi vicoli gremiti
di barboni. Dita consunte e malate sollevano con inaspettata forza i pesanti
tombini delle fogne, e li spostano quel tanto che basta per lasciar passare il
resto. Poi comincia la caccia. Lentamente, senza alcuna fretta, i mai-morti
sfruttano quelle poche sensazioni che ancora riescono a giungere al loro
cervello in decomposizione per fiutare l’odore di carne viva, per scovare le
loro prede. Nessuno è risparmiato. I senzatetto come gli agenti di polizia, i
passanti come le bande di teppisti, tutti vengono assaliti da numerosi branchi
famelici, tutti vanno ad aggiungersi alle loro schiere già cospicue. Continuano
a venire fuori da ogni tombino, uno dopo l’altro, incessantemente. Dentro i
condotti fognari corpi putrefatti si accalcano l’uno contro l’altro, impazienti
di uscire all’aria aperta e di compiere il loro macabro intento. Sotto di loro
si insinuano sottili tentacoli di tessuto umano, piccole propaggini di una
bestia racchiusa nel cuore delle fogne di New York e desiderosa anch’essa di
compiacere la sua padrona, la sua creatrice. Threnody, dal suo trono di carne,
osserva tutto ciò attraverso gli occhi dei propri schiavi, e ride, folle ed
ebbra di potere. Al suo fianco, tenuto per il collo dalle sue dita
scheletriche, giace inerte il corpo di Danny Ketch. Di Ghost Rider, nessuna
traccia.
“Danny!” urla Jennifer Kale, vedendogli
la testa affiorare dagli artigli di Threnody. Senza perdere un attimo porta
entrambe le braccia sopra le testa e forma una specie di coppa con le mani,
quindi grida: “Lampo!”
Dalle sue dita si sprigiona una luce
intensissima, che si dilata immediatamente disintegrando tutti i mai-morti
nelle vicinanze. Senza nemmeno prendere fiato comincia a mormorare antiche
formule, accompagnate da strani gesti delle mani. Infine congiunge le mani a
pugno e con un unico gesto le porta avanti e le apre. Una scintilla verde parte
in direzione di Danny, e una volta arrivata sopra di lui si frantuma in una
piccola esplosione, che lo copre totalmente con la propria luce. Da ora in poi
nel corpo di Danny Ketch potrà entrare solo ossigeno. Jen accenna un sorriso,
mentre lentamente scivola giù. Due incantesimi di questa potenza uno dopo
l’altro sono troppo anche per una strega esperta come lei. Il respiro le si fa
più affannato, il cuore comincia a perdere qualche battito, le forze
velocemente la abbandonano. Ce la devo fare, pensa Jennifer. Per Danny, per
Ghost, per New York, ce la devo fare.
Ce
la
devo
...
Jennifer Kale cade svenuta nella putrida
acqua delle fogne. I mai-morti che aveva intorno le si gettano sopra senza
pietà. Threnody si prepara ad assaporare il dolce aroma della sua morte.
Dentro.
Comincia con un lampo di fuoco. Poi un
altro, quindi un altro ancora. Le fiamme diventano tre, quattro, sette.
Iniziano a girare l’una attorno all’altra, addensandosi sempre più in una
sagoma rossa che diventa sempre più grande. Il bagliore cresce di intensità,
fino ad esplodere in un inferno di vampate. Da esse, emerge una figura.
Per tutta risposta l’ambiente
circostante resta immobile, e celato dalle tenebre. L’unico segno di vita è
dato da qualche corpuscolo bianco, che arriva a sfiorarlo subito prima di
tornare nell’oscurità, troppo veloce da afferrare. E’ per questo che Ghost si
accorge solo all’ultimo istante di quello che sta arrivando dritto davanti a
sé, ed è per questo che non riesce a scansarlo. Il corpuscolo, come fatto
d’etere, penetra all’interno del suo teschio. Dura un attimo:
Vedi un uomo riverso a
terra, le mani alzate nel tentativo di fermare il suo strangolatore. Ed è lì
che ti accorgi che sei tu che lo stai strozzando. Sai cosa stai facendo, sai
quanto è sbagliato, ma non puoi fare altrimenti. Il tuo corpo ormai non ti
appartiene più. E nella tua mente, solo il desiderio di essere
morto.
Il ritorno alla realtà per Ghost è brusco almeno quanto la visione.
Cosa sta succedendo?, si chiede ormai al massimo dell’esasperazione. Dove si
trova? E perché si sente così…indifeso? Basta, si dice, è ora di reagire.
Fiamme infernali si dipanano dal suo
volto all’ambiente circostante, illuminando ogni più piccolo anfratto di quel
luogo spettrale. Sopra di lui campeggia un volto, di un uomo dalla pelle bianca
truccato pesantemente di nero attorno alle labbra e agli occhi. Sulla sua
fronte, un rombo rosso. Tutt’attorno a questo migliaia di altri volti in agonia
si affacciano su un paesaggio infernale, cosparso di piccole scintille di luce
bianca evanescente che viaggiano a tutta velocità in ogni direzione. Anime,
pensa Ghost. In quel momento una forza penetra nella sua psiche, tentando di
prenderne possesso. Ghost urla, o almeno pensa di farlo, e si sforza di
mantenere il controllo del proprio corpo astrale. La pressione mentale cresce,
le difese dello Spirito della Vendetta crollano una ad una. Ed è allora che
decide di giocarsi tutto in un solo colpo. Concentra le sue ultime forze in un
unico pensiero, e lo libera con un’esplosione devastante. Fiamme fuoriescono da
Ghost e disintegrano ogni anima nei paraggi, distruggendo con esse la forza
esterna che aveva tentato di controllarlo. Quindi silenzio. Lo Spirito della
Vendetta si guarda attorno a contemplare le conseguenze delle sue azioni. Sì,
pensa, ora so cosa fare. Apre la bocca e da essa esce una vermiglia vampata,
con cui annienta tutte le anime che gli capitano a tiro. Devo purificare questo
Inferno, pensa. Devo dare loro la pace.
Fuori.
Jennifer Kale giace svenuta nella melma
della fogna. Decine di mani in decomposizione esplorano brutalmente ogni parte
del suo corpo, nel tentativo di infettare anche lei con la Peste Nera.
Fortunatamente l’incantesimo di protezione regge, e riesce a respingere gli
attacchi sempre più violenti di virus e batteri. In un istante di lucidità, uno
dei mai-morti si rende conto che quella tattica è inutile, e decide di
compiacere la sua padrona in un altro modo. Crolla su Jennifer, e le poggia con
forza le mani su naso e bocca, bloccandole le vie respiratorie. Quando il
cervello della ragazza si accorge della mancanza di ossigeno manda
immediatamente un disperato SOS al resto del corpo. Jennifer spalanca gli
occhi. Sopra di lei, il minaccioso mai-morto preme con tenacia sempre maggiore.
Le mani di Jen tentano di liberarsi, ma la stretta del mai-morto è implacabile.
A lui poi se ne sono aggiunti molti altri, che le bloccano il resto del corpo.
I polmoni cominciano a boccheggiare, il suo corpo sta per cedere, ma lei vuole
vivere. Ancora un minuto, pensa. Ancora un minuto. Ed è allora che il mai-morto
che la stava strangolando strabuzza gli occhi come se fosse stato colpito alle
spalle e crolla senza vita su di lei. Contemporaneamente molti altri mai-morti
cominciano a cadere come mosche. La folle risata di Threnody si interrompe, e
viene sostituita da un grido disperato:
“NO!” urla guardando i corpi ormai senza
più vita dei suoi servitori. Poi alza lo sguardo verso un punto non ben
definito del tetto della fogna, e grida “Smettila!! Esci subito!”
In quello stesso istante i suoi occhi e
la sua bocca iniziano ad irradiare luce rossa. Threnody si piega violentemente
verso il basso e comincia a vomitare copiosamente fiamme infernali. Queste si
raggruppano assieme e volano in una direzione ben precisa, il punto in cui
giace il corpo di Danny Ketch. Arrivate lì però si fermano, levitando sopra di
esso come indecise. Quindi tornano indietro, puntando risolute un nuovo
obiettivo. Jennifer Kale si vede arrivare contro il vortice di fiamme, e rimane
immobile ad osservarle, come un coniglio ipnotizzato dai fari dell’auto che lo
sta per investire. Il fuoco la raggiunge, ma arrivato a qualche centimetro da
lei si scompone in mille lingue vorticanti, che le cominciano a girare attorno.
Ora il fuoco è sopra di lei e ad ogni suo lato, ma non sembra aver finito.
Tacitamente fa la sua proposta alla ragazza, immobile al centro di esso. Lei sa
cosa significa, e sa che può rischiare non solo la vita, ma anche la propria
anima. Nonostante ciò però accetta. La sopravvivenza di migliaia di anime umane
è molto più importante della dannazione di una di esse. Per tutta risposta le
lingue di fuoco prendono a ruotare più velocemente attorno a lei, innalzandola
di qualche centimetro dal suolo. Piccole fiammelle cominciano ad insinuarsi in
lei attraverso ogni cavità. Quindi il fuoco infernale assale il corpo di
Jennifer, coprendolo totalmente. Le fiamme cominciano a prendere forma attorno
alla sua sagoma. In basso emergono grossi stivali neri da motociclista. Poi più
sopra si materializzano pantaloni di pelle scuri e un massiccio giubbotto di pelle
munito di due larghe spalline da cui fuoriescono affilati spuntoni. Quindi
grossi guanti borchiati circondati da spesse catene d’argento. Infine, dal
posto in cui un tempo si trovava la testa di Jennifer Kale, un teschio
infuocato alza lo sguardo furioso verso la sagoma di Threnody. Dentro i suoi
occhi, tutto il potere dell’Inferno. E’ arrivato il momento della vendetta. E’
arrivato il momento di
“Pagherai per tutto questo!” grida lo Spirito
della Vendetta, e scaglia immediatamente la sua catena verso la mutante, che
viene colpita alla mascella e crolla sui corpi senza vita dei suoi stessi
servitori. Rialzandosi si pulisce il sangue dal viso con la mano, ricambiando
lo sguardo infuriato di Ghost con degli occhi illuminati di fredda luce gialla.
Senza dire niente, risveglia la sua creatura più potente, quella che ancora non
aveva ritenuto necessario utilizzare. Due fessure grosse quanto due ruote si
aprono nell’ammasso di carne che sosteneva il trono di Threnody, mentre al di
sotto di esse si spalanca una voragine affamata. Movendosi grazie a tentacoli
costituiti da interi corpi umani legati l’uno all’altro, la Bestia di Carne
comincia a strisciare verso Ghost.
Più in là, le dita di Danny hanno un
tremito.
La Bestia attacca. Dalla sua massa
informe si dipartono due colonne di carne viva e fremente. Una gamba umana
manca per poco quella di Ghost Rider, che roteando la catena in aria si prepara
al contrattacco. Ma il mostro è più veloce. Allunga i suoi tentacoli in ogni
luogo della sala, sfiorando quanti più cadaveri di mai-morti può, che
immediatamente si rianimano. Due mani dalla presa ferrea afferrano le gambe di
Ghost e gli impediscono di schivare una propaggine della Bestia, che lo
scaraventa contro il muro e lo avviluppa interamente in uno spesso strato di
carne umana, imprigionandolo in un macabro bozzolo. Passa qualche istante, dal
bozzolo nessun rumore. Poi improvvisamente i pugni di Ghost sfondano
simultaneamente lo spesso strato di carne, e con uno sforzo sovraumano riescono
ad allargare il buco che hanno creato tanto da poterlo liberare. Ghost Rider
esce fuori e senza sprecare un istante lancia la sua catena al centro delle due
fessure situate nel posto in cui si dovrebbero trovare gli occhi della Bestia.
La catena raggiunge il bersaglio e si conficca nella sua carne. Ghost la tira
con forza indietro, ma scopre che qualcosa la blocca. Nello stesso momento la
catena viene risucchiata all’interno della Bestia stessa. Ghost Rider prova in
tutti i modi a resistere, ma la forza del mostro è molto più grande della sua.
Un ultimo, potente strattone lo fa volare in avanti, facendolo atterrare al
cospetto della Bestia, la cui bocca famelica lo guarda due metri più sopra.
Senza alcuna pietà la Bestia si scaraventa sul corpo di Ghost Rider, inglobandolo
interamente. Threnody, che si era goduta ogni istante della lotta, riacquista
immediatamente l’euforia che lo Spirito della Vendetta le aveva precedentemente
sottratto.
“Sì. Sì! SI!” urla esaltata alla
mefitica aria della fogna “Questa è la fine che spetta a chiunque interferisca
con i miei piani! Ora nessuno oserà più mettersi sulla mia strada, e il potere
assoluto sarà mio!!”
“Io…non ci conterei molto!” dice una
voce alle sue spalle, e subito dopo delle dita le afferrano da dietro il volto.
Threnody tenta di scrollarsi di dosso in tutti i modi il suo attaccante, ma
Danny Ketch, pur essendo al minimo delle sue forze, è troppo testardo per
mollare la presa. Incidentalmente le sue dita, toccano i dispositivi metallici
sulla fronte della mutante.
“NO!” urla lei “Lasciali stare!”
Per tutta risposta Danny ne afferra uno
e tira con forza.
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” fa solo in
tempo a gridare Threnody, prima che un’immane esplosione li avvolga entrambi,
distruggendo parte dei mai-morti che ancora infestavano la sala. Il resto di
essi comincia a disgregarsi subito dopo l’esplosione. La stessa Bestia di Carne
comincia a tremolare, quindi i suoi tessuti semplicemente si sfaldano lasciando
al loro posto soltanto una sottile cenere grigia. Da essa emerge la maestosa
figura di Ghost, che prende a guardarsi intorno per capire cosa può essere
successo. Subito scorge il corpo di Threnody riverso per terra. I suoi occhi
sono spalancati, e fissano il vuoto.
“…potere…” sta sussurrando “…ho perso il
mio…potere…” quindi con un ultimo rantolo di morte i suoi occhi perdono quel
residuo di espressione che ancora possedevano, e Threnody muore.
Più in là un solo altro corpo è rimasto
integro in seguito all’esplosione. Ghost Rider corre in quella direzione. Il
semplice vederlo lì riverso per terra lo blocca. Ghost rimane in piedi davanti
al corpo di Danny Ketch, e per la prima volta nella sua esistenza prova
qualcosa di diverso dalla sete di vendetta. Le sue gambe tremano, le ginocchia
cedono. A toccare terra però non è Ghost, ma Jennifer Kale.
“D-Danny…” dice con labbra tremolanti,
trattenendosi a stento dall’istinto di piangere “…n-non morire, ti prego…non
morire. Ho…ho bisogno di te…”
Del volto di Danny Ketch nulla si muove.
Una lacrima riga il viso di Jennifer.
“Non…non mi lasciare Danny…non mi
lasciare sola…”
Il suo viso si abbassa su quello del
ragazzo. Le loro labbra si sfiorano appena. Ora gli occhi di Jennifer sono
pieni di lacrime, che piovono copiose sul volto di Danny. Quasi a voler
rifiutare il triste verdetto della morte, si cala di nuovo su di lui e lo bacia
intensamente. Questa volta però qualcosa succede. Jennifer sente un calore
immenso concentrarsi nel proprio petto, a da lì risalire fino alla sua fronte.
Ignorando il forte dolore che questo le provoca, resta a guardare le fiamme
infernali uscire dai propri occhi e penetrare in quelli socchiusi di Danny.
Riesce a resistere finché l’intero processo non è completato. L’ultima
fiammella lascia dentro di lei un residuo, una sorta di consapevolezza di quel
che deve fare. Prende il viso di Danny tra le mani, e comincia a recitare
arcani versi. Dalle sue dita si dipanano linee verdi, che avvolgono il corpo
del ragazzo come in un reticolato, e lo rendono evanescente. Al suo interno
adesso si possono vedere spire di fiamme che serpeggiano in ogni direzione.
Jennifer si concentra di più, e lungo tutto il corpo cominciano a comparire
piccole scintille rosse, nei punti in cui si sono annidati i virus e i batteri
della Peste Nera. Le spire si muovono verso di loro, e in una breve ma intensa
lotta li distruggono totalmente. Una volta debellato l’ultimo, Jennifer
finalmente si lascia andare, e la sua testa si abbassa ansimando pesantemente
verso il volto di Danny. Questo trama una volta, poi due. La sua bocca
tossisce, i suoi occhi si socchiudono.
“Jen…” sussurra. I due ragazzi si
uniscono in un bacio appassionato.
Epilogo
Non hanno nemmeno parlato, non ne
avevano bisogno. Un gesto, uno sguardo, una mezza frase valgono più di mille
parole. E dopo tutta la morte che avevano vissuto in quelle fogne, l’istinto di
celebrare la vita si era presentato loro come una necessità. Aveva rischiato di
perderlo, questo lo sa per certo. Quello che era successo lì sotto era stato il
frutto di una serie di circostanze incredibili, che difficilmente si sarebbero
potute ripetere. Era stato un caso che Ghost Rider trovasse in lei un
ricettacolo adatto per potervi proiettare la propria essenza. Era stato un caso
che Danny trovasse il modo di estrarre i dispositivi metallici di Threnody,
costringendola a liberare in un unico colpo tutto il proprio potere. Era stato
un caso il fatto che la protezione magica di Danny fosse riuscita a proteggerlo
dall’esplosione, pur essendo stata lanciata troppo tardi per impedire che
venisse comunque infettato dalla Peste Nera. Era stato un caso il modo in cui
lei e Ghost erano riusciti a salvarlo. Coincidenze, tutte coincidenze.
Coincidenze, oppure istinto, coraggio….e amore. Jennifer non ha mai creduto
nella onnipotenza della forza più celebrata della storia dell’umanità, né al
destino che unisce improrogabilmente due persone. Eppure…eppure se adesso si
trova ad osservare lo splendido paesaggio di New York da un balcone di un
appartamento di Brooklyn, dopo tutto quello che le è successo, non può non
pensare che qualcosa esiste. E che forse era destino che andasse così…
“Jenny,” dice una voce dietro di lei
“cosa fai qui fuori? Prenderai freddo…”
“Stavo…solo pensando”
“Oh, e a cosa?”
Al fatto che non so cosa succederà,
pensa Jennifer. Al fatto che ho guardato l’Inferno dentro Ghost, e ne sono
rimasta terrorizzata. Al fatto che ho paura che la maledizione dei Kale non
risparmi nemmeno noi. Al fatto che anche solo dire <noi> mi spaventa…
Le mani premurose di Danny sistemano una
calda coperta sulle spalle di Jennifer, riparandola dal freddo della notte
newyorchese.
Ma forse tutto questo è stato veramente
voluto dal destino, pensa Jennifer, e chi sono io per oppormi ad esso?
“Niente di importante.” dice sorridendo
leggermente “Dai, torniamo a letto.”
Il cielo è di un rosso scuro, costellato
in molti punti da grosse stelle nere. L’atmosfera è calda e densa, ed è resa
ancora più insopportabile dal vapore che esce da grosse crepe nel terreno. La
vegetazione è inesistente, e di tanto in tanto compare la carcassa rinsecchita
di quello che un tempo doveva essere un rigoglioso albero. Poi solo pietre, e
polvere. Una donna di colore, nuda e ossuta, si alza con fatica in questo
paesaggio infernale.
“Inferno sarebbe
la parola più adatta”
Ad aver parlato è una figura
antropomorfa dalla pelle rossa, vestita con un perizoma rosso sfaldato in più
punti e un mantello rosso altrettanto consumato.
“Chi…chi sei?”
“Oh, davvero non
riesci ad arrivarci da sola?”
“Cosa…vuoi da me?”
“Vedi,” e si cala sulle ginocchia fino a che i
suoi occhi non sono alla stessa altezza di quelli della donna “ho appena assistito all’esito della tua, diciamo scaramuccia
con lo spirito della vendetta, e sono rimasto impressionato dal tuo potenziale
mistico. Sono qui per farti una proposta: unisciti a me e metti il tuo potere
al mio servizio, e otterrai un potere al di fuori di qualsiasi immaginazione.”
Threnody guarda l’uomo davanti a sé. Finora era stata la brama di
potere a governare la sua vita, e l’aveva dannata. Aveva raggiunto l’Inferno
perché non aveva saputo dire basta, perché il potere l’aveva accecata così
tanto da farle infrangere tutti i propri principi. Ora era lì espiare. E forse,
in un futuro non troppo lontano, per la sua anima ci sarebbe stata una speranza
di salvezza.
“No, non mi interessa…”
“temevo avresti risposto
così, per questo ho messo nel contratto un piccolo incentivo…” e schiocca le
dita. L’aria mefitica dell’Inferno viene squarciata da un rosso portale
mistico, che mostra una sala scura, troppo familiare per Threnody. Il pavimento
è cosparso di cenere grigia, tutto è immobile, tranne in un punto. Lì un bimbo
dalla pelle affumicata muove le braccine e le gambine, piangendo disperato per
la mancanza della madre.
“Adam…!” quasi singhiozza Threnody.
“già, come vedi il pargoletto
è ancora vivo e chiama la mamma. Anche se è immune alla peste, non credo potrà
sopravvivere a lungo nelle fogne. Se accetti di diventare mia…collaboratrice
però lo porterò qui e lo crescerò come fosse figlio mio. Allora, che ne dici?”
Threnody guarda Adam, poi il demonio che
le sta facendo questa proposta.
“Io…accetto.”
“BRAVA…” e sul volto di
Mefisto si allarga un ghigno diabolico.
-Fine-
Note: e finalmente la miniserie di Ghost
è conclusa. Con questa storia abbandono temporaneamente il personaggio, anche
se devo dire che in questo periodo mi sono affezionato a lui e ai suoi
comprimari. Spero quindi che chiunque decida di riutilizzare Ghost Rider in
futuro faccia un buon lavoro. Dal canto mio ho dato qualche spunto (Threnody al
soldo di Mefisto, Adam che cresce all’Inferno, l’amore tra Jennifer e Danny,
frutto forse della maledizione dei Kale…) che spero verrà sviluppato prima o
poi. Forse un giorno riprenderò a scrivere dello Spirito della Vendetta, le
idee non mi mancano, ma per il momento posso solo offrire la mia consulenza a
chiunque voglia prendere le redini della serie. Con questa storia, do il mio
arrivederci a Ghost Rider.
Come al solito per commenti,
suggerimenti o insulti l’indirizzo è: gambittolo@hotmail.com